I falsi massimali

La forma del campo elettromagnetico fa sì che, quando il flusso esce dalla neve, la posizione e la forma del flusso stesso varino in funzione della posizione dell’antenna della vittima e della profondità a cui è sepolta.

In modalità di ricerca, si parla di “massimo” quando il suono diminuisce di intensità in tutte le direzioni, oppure quando la distanza aumenta sempre in tutte le direzioni. Un falso massimale è un massimo che non conduce alla vittima. Il vero massimo è quello che invece conduce alla vittima.

Partendo da questa costante, quando l’Arva in ricerca si trova in posizione orizzontale e capta un flusso, può essere indotto in errore dalla posizione dell’emittente, e questo succede in sei punti tutto intorno a una vittima sdraiata, e solo in due punti in posizione verticale in ricezione.

Questa problematica si ripropone con tutti i dispositivi monoantenna e a doppia antenna a partire da un metro di profondità, mentre con quelli a tripla antenna non succede più. I falsi massimali vengono neutralizzati dal calcolo ottenuto attraverso le tre antenne, e il massimo indicato sullo schermo è l’unico vero, qualunque sia la profondità!

Arva monoantenna :
questo tipo di dispositivo corrisponde in definitiva agli Arva di vecchia generazione, che non erano in grado di ricevere il segnale con la loro unica antenna. Nei vecchi Arva monoantenna il segnale viene trattato in modo analogico. Su certi apparecchi monoantenna prodotti nell’ultimo decennio, il segnale viene trattato con calcolo digitale, che analizza il segnale e lo restituisce senza rumore di fondo, ma le prestazioni relative alla distanza ne risultano notevolmente diminuite. Il soccorritore deve inoltre cercare attivamente la direzione da seguire, in quanto l’apparecchio da solo non è in grado di proporne una. L’Arva capta tutti i segnali, e tocca al soccorritore concentrarsi sulla vittima più vicina isolando mentalmente il segnale che la riguarda. Questo tipo di apparecchio è particolarmente inefficace nella ricerca di vittime che si trovano a grande profondità, in quanto non è in grado di reperire attivamente il falso massimale! In questo caso bisogna assolutamente adottare la strategia appropriata, cioè la ricerca a cerchio. In ogni caso, il soccorritore deve allenarsi regolarmente; tuttavia la ricerca di più persone sepolte con questo tipo di apparecchio sarà sempre una scommessa, anche in fase di simulazione! Morale: l’Arva monoantenna non è davvero più idoneo alla ricerca moderna e non dovrebbe più essere messo in commercio, anche per ragioni economiche. In definitiva, non è più adatto a raggiungere lo scopo principale della ricerca, e cioè un soccorso veloce con elevate possibilità di sopravvivenza delle vittime. In un’epoca in cui si cambia telefonino ogni sei mesi per avere sempre il modello ultimo grido, è incomprensibile che si risparmi su uno strumento che ha il dovere di essere efficace e affidabile… e che si usi lo stesso Arva per più di dieci anni, con il pretesto che «funziona ancora bene, lampeggia ancora e si riesce persino a sentire qualche bip…».

Arva a doppia antenna : 
è un apparecchio di seconda generazione, con due antenne perpendicolari: grazie a un microprocessore, trattano digitalmente il segnale ricevuto, permettono di mostrare sullo schermo una direzione sicura e facilmente leggibile, e anche la distanza relativamente precisa fino alla vittima. Alcuni apparecchi, come l’Opto 3000, captano analogicamente tutti i segnali, ma si concentrano da soli sul segnale più vicino o su quello più forte riducendo automaticamente il loro volume di ricezione. Questo permette di ricercare diverse vittime senza aver disattivato il loro Arva ancora sepolto. L’Arva a doppia antenna è inoltre sensibile ai falsi massimali, e quindi anch’esso presenta dei limiti nella ricerca di vittime sepolte a grande profondità. Anche in questo caso bisognerà adottare una strategia appropriata, cioè rimanere sulla linea di campo per cercare il vero massimale, oppure effettuare la ricerca a cerchio. Come nel caso del monoantenna, anche questo tipo di Arva ha ormai le ore contate, e l’investimento fatto nell’acquistare un modello a tripla antenna verrà ripagato, presto o tardi, dalla soddisfazione di poter agire in maniera più rapida ed efficace al momento opportuno…

Arva a tripla antenna :
questa terza generazione di apparecchi rappresenta l’eccellenza della produzione attuale. La terza antenna porta con sé la terza dimensione, assente nelle due prime generazioni di Arva. Così, quando il soccorritore si trova sulla verticale della vittima, la distanza indicata sullo schermo corrisponde alla profondità a cui si trova la persona, con un margine di errore di pochi centimetri. In più, sempre grazie alla terza antenna, tutto intorno alla vittima non ci sono più falsi massimali, il che significa risparmiare tempo prezioso e minore stress per il soccorritore!