Lo scavo e il recupero del sepolto

È una fase cruciale del salvataggio delle vittime da valanga.

In pochi minuti gli Arva moderni ci portano nel luogo in cui ci sono dei sepolti, la sonda ci mostra rapidamente il punto preciso, ma è proprio nel disseppellimento con la pala che i minuti diventano preziosi, e spesso questa è la fase più lunga.

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Scelta della pala :

«Il buon operaio ha sempre degli attrezzi validi»
un proverbio popolare che acquista pienamente senso in queste circostanze, e il peso nello zaino su cui spesso si è voluto economizzare per andare più in fretta o per stare più comodi potrebbe venire a mancare in maniera drammatica, soprattutto quando la pala di plastica si piega e rimbalza sulla neve dura o, peggio, si rompe a causa dell’effetto combinato del tempo e del freddo, o magari quando il manico o il cucchiaio – in metallo ma troppo fragili e leggeri – si piegano rendendo la pala completamente inutilizzabile… Non bisogna nemmeno sottovalutare il sovraccarico generato dallo stress in caso di emergenza:
lo spalatore potrebbe non essere più consapevole della propria forza, che potrebbe essere decuplicata! Dovendo acquistare una pala, conviene dunque sceglierla in metallo rigido piuttosto che leggero, e in particolare senza manico a sezione rotonda (la rotazione degli elementi richiede troppo tempo per il montaggio) ma abbastanza lungo, possibilmente telescopico perché più pratico, e con un robusto sistema d’innesto a livello della lama.

L’impugnatura a D consente una presa migliore di quella a T.

La lama deve avere il bordo superiore rettilineo per scavare spingendo con il piede, una sezione a WWW oppure piatta per poter tagliare efficacemente i blocchi di neve, e bordi abbastanza curvi per impedire alla neve di scivolare di lato quando la si sposta con i cosiddetti movimenti a pagaia.

Ma appena muniti di una buona pala bisognerà allenarsi a disseppellire le vittime, cosa che non si può certo improvvisare!

 

Tecnica di scavo a V:

La tecnica che oggi va per la maggiore è quella dello “scavo a V”. Questo metodo, elaborato da Manuel Genswein e Ragnhild Eide, oggi si è largamente imposto come il più semplice ed efficace.

Ecco come funziona:

  1. Taglio preventivo della neve a blocchi !
    shema_pelles2La tecnica di scavo non ha nulla a che fare con l’uso di una pala in un cantiere: è inutile sperare di spezzare un blocco di neve piantandovi semplicemente la pala con il piede e cercare di staccarne un primo blocco facendo forza sul manico. Nessun tipo di pala da neve resisterà a questo trattamento barbaro! Bisogna invece incidere il blocco su almeno 3 lati per sperare di staccarlo dal quarto lato. Successivamente basterà inciderne 2 lati per poter staccare il blocco al terzo colpo di pala: questo significa minor sforzo per lo scavatore e per l’attrezzatura, che è utile solo se rimane integra fino alla fine del disseppellimento! Non bisogna spostare la neve lanciandola sopra la testa, ma piuttosto “pagaiare” approfittando delle rotazioni del busto per farla andare verso le persone che stanno più indietro. Si risparmierà energia e l’efficacia sarà garantita!
  2. Tecnica a V :
    Quando il sepolto viene toccato dalla sonda, il soccorritore lascia la sonda in sede e si sposta verso valle di 50 cm: così sarà più facile sgombrare la neve verso la base del pendio. Questo spostamento evita che si calpesti la neve nella zona in cui ci può essere una sacca d’aria sopra la vittima. In ogni caso, gli altri soccorritori non dovranno più avvicinarsi alla zona in cui si trova la sonda. È dimostrato che quando i soccorritori non hanno una strategia ben definita, finiscono per calpestare completamente la zona sotto cui si trova il sepolto, proprio lì dove potrebbe trovarsi una sacca d’aria !

    • il primo soccorritore si colloca vicino alla sonda, proprio in cima alla V rovesciata. Il secondo si posiziona dietro il primo a una distanza che corrisponde alla lunghezza di una pala, su un lato della V. Il terzo soccorritore si mette di fronte al secondo, a due lunghezze di pala da quest’ultimo, il quarto di fronte al terzo e sempre a due lunghezze di pala da questo, e così via, almeno nel caso in cui vi siano diversi soccorritori (vedi punto 1).
    • il primo taglia dei blocchi di neve e con la pala li sposta (con movimenti a pagaia) all’indietro in un fosso a V. Il suo scopo principale è di arrivare il più presto possibile vicino alla vittima, in verticale. Il secondo scava e assiste il primo nel tentativo di avvicinarsi alla vittima, ma intanto sposta la neve all’indietro (sempre con movimenti a pagaia) verso il terzo spalatore. E così via, in funzione del numero di spalatori. Il lavoro diventa sempre meno faticoso a mano a mano che ci si allontana dalla cima della V.
    • il soccorritore che sta in cima svolge il compito più gravoso. Tocca a lui dare il segnale per il cambio degli spalatori, che deve essere fatto al massimo entro 3-4 minuti. Il cambio si fà solo quando il sostituto a toccato la spala del escavatore. Ma può capitare che, a causa dello stress, non si renda conto che il suo ritmo sta rallentando a causa della fatica. In questo caso toccherà all’ultimo uomo in fondo dare il segnale per la rotazione, che avviene in senso orario: «al mio via si cambia!».
    • per un gruppo di 5 spalatori, lo schema è il seguente: il terzo diventa il primo in alto, in cima alla V, chi era primo diventa secondo, chi era secondo diventa quarto, chi era quarto diventa quinto e chi era quinto diventa terzo, e così via.

Questo nuovo metodo raccomanda di spalare rimanendo in piedi piuttosto che seduti o in ginocchio, compiendo con la pala (come detto più sopra) dei movimenti a pagaia per far passare la neve all’indietro nel fosso, di lato oppure tra le gambe. La neve non deve essere lanciata ai lati della V perché in generale ricade nel fosso…
Non appena si scorge la persona sepolta, bisogna subito cercare di localizzarne la testa per deduzione, in funzione della parte del corpo che spunta per prima. Quando la testa è in vista, occorre fare attenzione a diminuire la forza dei movimenti per non ferire il sepolto. I due soccorritori più ferrati in materia di primo soccorso dovranno allora darsi da fare per liberare la testa della vittima il più presto possibile. Nel frattempo gli altri soccorritori finiranno di spianare il fosso e raddrizzeranno i fianchi: è un guadagno di tempo e di comfort per quando si dovrà estrarre la vittima dalla neve e porla in piano sulla terrazza così creata.

È efficace anche con due soli soccorritori :

Un incidente accaduto nel 2008 nel British Columbia ha permesso di dimostrare che questo metodo funziona già con due soli soccorritori. Per fortuna, l’incidente ha avuto un esito felice: la vittima, sepolta sotto 2 metri di neve, è stata salvata dai due compagni che, grazie a questo metodo semplicissimo ma straordinariamente efficace, l’hanno disseppellita in 15 minuti!

In funzione del pendio :

shema_pelle4Se il disseppellimento deve avvenire su un terreno piatto, per poter penetrare fino al sepolto la zona di scavo dovrebbe avere una pendenza massima di 25°. Un pendio più ripido causerà la ricaduta della neve nel fosso, se invece fosse troppo piatto rallenterà l’avvicinamento alla vittima, che ha la priorità assoluta. Il fosso a V dovrà avere – come minimo – una lunghezza doppia rispetto alla profondità a cui si trova la vittima secondo il sondaggio. Quindi, per 2 metri di profondità constatata, servirà un fosso lungo 4 metri. Se aumenta la lunghezza del fosso a V, serviranno più spalatori. In linea di massima, uno spalatore può scavare intorno a sé per 80 cm, e quindi, per disseppellire una persona nascosta sotto 2 metri di neve su un terreno relativamente piatto, serviranno almeno 5 soccorritori: 2 x 2 m = 4 m ./. 80 cm = 5 soccorritori.

Se invece il pendio è ripido (minimo 25°), basterà un fosso a V lungo quanto la profondità a cui si trova il sepolto: quindi per 2 m di profondità, 2 m ./. 80 cm = 2,5 soccorritori (3 sarebbe l’ideale)!

Al’inizzio dello scavo, la larghezza della V dietro sarà al massimo di 3 longuezze di pala. Alla fine dello scavo, la larghezza della V dal lato aperto verso valle sarà equivalente alla profondità del seppellimento.

La tecnica a V rimane la migliore anche quando il soccorritore si trova a dover disseppellire una persona da solo. Anche in questo caso, si sposterà un po’ verso valle per evitare di calpestare la zona del seppellimento, e per ingrandire da subito l’area in cui avverrà il disseppellimento. Lo scopo principale rimane comunque quello di raggiungere il più presto possibile la testa del sepolto per liberarne le vie respiratorie, e il disseppellimento completo passa in secondo piano, pur rimanendo importante per fare un bilancio iniziale della vittima e liberarla dalla neve.

 

 

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